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Quando gli uomini si parlano

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***

Un gruppo di uomini di diverse generazioni 

si incontra per parlare di sé

del proprio essere uomini

di come “maschi si diventa” 

tra eredità di codici millenari 

e desiderio di liberarsi da gabbie e stereotipi

Di qui comincia una riflessione 

e un percorso di consapevolezza sulla violenza di genere

***

Articolo ripreso da Sapere Plurale

***

Realizzato da Sergio Fergnachino, Angelo Artuffo, Susanna Ronconi 

con il contributo di Davide Bertolino, Franco Muzzarelli, Roberto Poggi  

Ideato e prodotto da SaperePlurale e Cerchio degli Uomini   Con la collaborazione di Videocommunity e Quinta Tinta   e con la partecipazione di Etica & Lavoro Pasquale Tavano onlus Realizzato con il contributo della Città di Torino

 

Il video è uno strumento pensato per accompagnare e facilitare percorsi formativi mirati a riflettere sul tema della violenza di genere a partire dalla consapevolezza di ognuno attorno alla costruzione sociale del maschile, e a come questa – con la sua cultura, i suoi codici, i suoi stereotipi concorra a costruire l’identità di genere dei singoli e influenzi le loro modalità di relazionarsi al mondo femminile.

Il video è costruito come una narrazione corale – un gruppo di uomini di diverse generazioni si incontra per parlare di sé, del proprio essere uomini, a partire dai vissuti personali, di come “maschi si diventa”, tra eredità di codici millenari e desiderio di liberarsi da gabbie e stereotipi, per ritrovarsi più autentici; e insieme evidenzia le singole storie e soggettività, rappresentando la molteplicità e le differenze nella costruzione del proprio “essere uomo”, e nel proprio relazionarsi al femminile.

Coralità e singolarità si alternano e dialogano, riconoscendo ad ogni vissuto la sua unicità e al tempo stesso facilitando una riflessione condivisa in ottica di genere.

L’approccio e la finalità formativa. Il video è pensato come strumento di facilitazione di un percorso formativo sulla violenza di genere in ottica proattiva. L’approccio proattivo si differenzia in modo significativo da quello preventivo in quanto, a differenza di questo, non centra direttamente sul rischio (il rischio di agire violenza contro le donne) e sullo specifico evitamento del rischio stesso, ma, a monte, punta sulla soggettività, le risorse e i desideri dei singoli, mirando a riconoscerli, valorizzarli, sostenerli.

Rispetto alla violenza di genere, questo significa lavorare uscendo dalla stretta dinamica donna (potenziale) vittima ‐ uomo (potenziale) carnefice, per dare agli uomini un luogo dove riflettere su di sé, sulle relazioni con le donne, sui propri vissuti e sentimenti anche contraddittori, per riconoscerli, riattraversarli, elaborarli. La prospettiva proattiva, quindi, non parla il linguaggio né del rischio né del “dover essere”, ma investe sulla soggettività maschile pensandola capace di consapevolezza, liberazione (dai codici di un maschile patriarcale) e cambiamento. Ed è su questa soggettività in movimento che si basa la stessa possibilità di cambiamento delle relazioni uomo‐donna.

La metodologia. Il video si basa sulle riprese effettuate durante le diverse sedute di un gruppo di uomini che si è aggregato per ragionare di violenza di genere, seguendone la dinamica e il flusso narrativo, l’emergere via via dei contenuti, senza un canovaccio predeterminato. Alcuni protagonisti hanno poi dato la propria testimonianza anche a livello individuale, che è stata inserita nel montaggio. Il gruppo ha lavorato secondo la metodologia adottata da Il Cerchio degli uomini, caratterizzata da una facilitazione non direttiva, mirata a promuovere il coinvolgimento in prima persona, favorire la libertà di espressione, sollecitare l’assunzione di responsabilità dei propri contenuti e pensieri, facilitare la narrazione in prima persona in ottica di apprendimento da sé (autoeducazione) e, infine, promuovendo ascolto reciproco e rispetto della storia e del pensiero dell’altro.

L’esperienza raccontata nel video evidenzia dei contenuti‐chiave e, insieme, propone un contesto ‐ azione di micropedagogia, in cui è possibile apprendere dalla propria storia e dallo scambio con quella degli altri, in prospettiva di cambiamento. Il video fornisce pertanto al formatore/facilitatore sia un set di contenuti‐sollecitatori utili al lavoro di gruppo, sia suggerimenti – sempre che siano adeguati al singolo contesto formativo – di costruzione del gruppo come contesto micropedagogico.

Il gruppo. È un gruppo di uomini adulti di diverse età (30‐60 anni), formatosi ad hoc su iniziativa delle associazioni Sapereplurale e Cerchio degli uomini, con lo scopo esplicito di raccoglierne il percorso ai fini della produzione di uno strumento utile alla formazione. È stato proposto un percorso in tema di violenza di gene‐ re chiarendo ai partecipanti che si sarebbe lavorato su vissuti e riflessioni personali attorno al proprio “essere uomini”: questo l’unico vincolo iniziale, il gruppo ha poi scelto ed elaborato via via i propri contenuti. La gran parte dei partecipanti proviene dall’Associazione Etica e Lavoro – Pasquale Tavano di Torino, costituita in ambito sindacale del settore ferrotranvieri; non avevano esperienze pregresse di lavoro in gruppo, tra uomini, sui temi di genere.

La proposta li ha in prima battuta interessati, l’esperienza li ha coinvolti intensamente: il video mette pertanto in scena questo loro primo approccio, ed è quindi il racconto dell’esperienza stessa del gruppo a farsi strumento formativo per altri uomini. Al gruppo partecipano anche alcuni attori di improvvisazione dell’associazione Quinta Tinta, gli stessi operatori video di Videocommunity oltre a tre appartenenti a Il Cerchio degli uomini, che hanno svolto anche funzione di facilitazione. La dinamica di gruppo è stata orizzontale, le diverse competenze presenti nel gruppo sono sfumate in una piena circolarità della comunicazione, e la stessa facilitazione è stata leggera e mai direttiva.

Composizione e metodo di lavoro del gruppo offrono, insieme ai contenuti espressi, dispositivi fecondi per la formazione, quale rispecchiamento e/o differenziazione, sollecitazione della memoria episodica per la narrazione dei vissuti, esplicitazione di una dimensione emozionale come possibile ulteriore oggetto di lavoro formativo.

I contenuti. La violenza di genere è un contenuto presente e ricorrente nel gruppo, e il video contiene numerosi sollecitatori narrativi per un lavoro educativo sul tema. Tuttavia esso è trattato, in coerenza con l’approccio proattivo sopra descritto, nella filigrana del racconto e della riflessione sul maschile, sulla sua costruzio‐ ne e decostruzione, sulle sue ambivalenze e complessità, per come vissuti e sensibilità dei partecipanti l’hanno declinato.

Il video evoca e sollecita contenuti attorno a:

• i codici del maschile per come sono tramandati, costruiti, interiorizzati, rifiutati e/o sovvertiti;

• le relazioni tra uomini e tra uomini e donne, con attenzione alle asimmetrie e al potere che nelle relazioni si esprime;

• l’ambivalenza di alcuni comportamenti maschili, che oscillano tra difesa e aggressività, tra smarrimento e negazione dell’altro/a;

• la difficoltà a riconoscere la propria fragilità e il ruolo degli stereotipi del maschile patriarcale;

• il proprio rapporto con i sentimenti e le emozioni, la capacità di riconoscerli, accettarli, esprimerli, gestirli;

• la sessualità, e il rapporto con la sessualità e il desiderio dell’altra;

• la condivisione tra uomini come possibilità di crescita e consapevolezza;

• il cambiamento possibile e desiderabile.

A chi è rivolto. Il video è mirato a contesti formativi con uomini giovani adulti (indicativamente over 18) e adulti, ed è funzionale anche alla formazione in gruppi misti.

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Maschile Plurale15/03/2017

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