Monthly Archives: Marzo 2008

Mar 2008 “L’8 marzo e le donne della tratta”, dell’Ass. “Progetto: La Ragazza di Benin City”

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Mar 2008 “L’8 Marzo delle schiave – Cosa c’è da festeggiare?”
Comunicato dell Ass. “Progetto: La Ragazza di Benin City”

Le vittime della tratta giungono in Italia affrontando viaggi allucinanti nel deserto; molte muoiono in viaggio; altre sono fermate nei campi di concentramento libici finanziati dai vari governi italiani per fermare i migranti; di quelle che arrivano, in tre anni ne sono state assassinate 200; la loro storia è fatta di stupri e violenze quotidiane, aborti clandestini e figli sottratti alle madri dai servizi sociali o dai trafficanti che le ricattano, un debito da pagare ai trafficanti che esigono almeno 60 mila euro, fughe durante impietose retate della Polizia, la detenzione in carcere o nei CPT e il rimpatrio con famiglie che le respingono e autorità che le buttano in una galera, uscendo dalla quale non hanno altra alternativa che ricominciare il viaggio; e più cresce la disperazione, più queste ragazze si rassegnano a non ribellarsi alla mafia che le ha schiavizzate: spacciano droga, tacciono sul traffico di bambini e di organi, accettano che arrivino ragazze sempre più giovani (anche 12-14 anni e sono già buttate in strada) e diventano – infine – maman, cioè da vittime si trasformano in sfruttatrici.

Mar 2008 “Gli uomini e l’ 8 Marzo” di S.Ciccone e C.Vedovati

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Mar 2008 “Gli uomini e l’ 8 Marzo”
di Stefano Ciccone e Claudio Vedovati
Già pubblicato su Liberazione

Care amiche e compagne di liberazione e del forum delle donne di rifondazione,

il manifesto del forum per l’otto marzo ci intimava come uomini: “per una volta sta’ zitto!”, come se non fosse possibile altra parola maschile oltre quella finalizzata a limitare l’autonomia e la libertà delle donne. Ma anche i silenzi maschili sono parte di una lunga storia di discriminazioni e di oppressione.
Noi abbiamo sperimentato quanto l’eccesso di parola maschile – di medici, teologi, politici, giuristi, scienziati, moralisti – sia un silenzio degli uomini su se stessi, il silenzio di uomini che si nascondono dietro il ruolo di esperti e dietro astratte teorie sulla “Vita” per non mettersi in gioco. Un’invasione che è al tempo stesso una sottrazione maschile alla propria responsabilità e parzialità, come dice Angela Azzaro nel suo editoriale, sulle responsabilità degli uomini, sulla condizione maschile, sulle loro fortune che durano da millenni.

C’è anche un’altra parola, ancora molto limitata, che è quella degli uomini che scelgono  di fare un lavoro su noi stessi contro un sistema di dominio tra i sessi. Con questo non cerchiamo né un riconoscimento né una pacificazione dei rapporti tra i sessi. Vorremmo però cercare insieme una pratica di conflitto che non si da valore riducendo l’interlocutore ad un’immagine rassicurante e semplificata di alterità.